Via al riassetto Rizzani: salvataggio dalle banche

Intesa Sp, Illimity e Bnl conferiscono 200 milioni di crediti nel fondo Arrow

Via al riassetto Rizzani: salvataggio dalle banche
di Rosario Dimito
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Venerdì 17 Maggio 2024, 06:14

Quattro anni dopo Progetto Italia, nato sul salvataggio di Astaldi da parte di Webuild, le banche sono pronte a intervenire sul terzo general contractor italiano. Su Rizzani de Eccher, storico gruppo friulano con 180 anni di storia familiare, troppo indebitato, Intesa Sanpaolo, Illimity, Bnl, sono chiamate in un piano di ristrutturazione con il coinvolgimento di Europa Investimenti (EI), operatore di private equity italiano che gestisce i fondi Arrow. Qualche giorno fa c’è stata una riunione che ha dato il via all’operazione, mentre Unicredit segue una strada parallela e oggi si terrà un incontro ad hoc.

Intesa Sanpaolo, Illimity e Bnl conferiranno circa 200 milioni a medio termine in un fondo Arrow con la trasformazione di crediti in semi-equity o strumenti finanziari. Unicredit dovrebbe seguire una strada diretta, convertendo 70 milioni. In totale Rizzani ha circa 250 milioni di debiti e ricavi per 400 milioni con un ebitda vicino alla zero. Europa Investimenti convertirà circa 100 milioni in semi-equity e darà 40-50 milioni di nuova finanza mentre le banche erogheranno 100 milioni di nuove linee di credito per supportare l’acquisizione di nuovi progetti.

Gli advisor che stanno imbastendo il piano sono Lazard, Dla Piper, Itaca, Alix partners, gli studi Gatti Pavesi Bianchi Lombardi e BonelliErede. La svolta avrà riflessi anche sulla governance. Il cda sarà di 5-7 membri, la maggioranza dei consiglieri sarà espressione di EI, tra cui la nomina dell’ad.

Oggi il gruppo è controllato al 50% a testa da Marco e Claudio De Eccher. Il primo era presidente e vuol uscire dal capitale, l’altro invece resta anche perchè ha tre figli impegnati nel gruppo.

PASSO SUCCESSIVO: PIZZAROTTI

Nel portafoglio ordini di Rizzani ci sono lavori finanziati anche dal Pnrr come l’Ospedale Gattinara in Friuli e l’Alta Velocità sulla Milano-Venezia, oltre a lavori autostradali in Algeria e un progetto di un ponte in Romania.

Intesa Sanpaolo, in veste di banca di sistema, esposta verso i principali gruppi industriali, assieme ad altre banche, sta anche compiendo una riflessione sul nanismo dei general contractor italiani che dovrebbe imporre un’altra fase di aggregazione allo scopo di accrescere le dimensioni e competere con una stazza adeguata sui mercati internazionali. La crisi finanziaria di molti soggetti favorisce l’opportunità di unire le forze con il coinvolgimento degli istituti e di interlocutori istituzionali pubblici, come Cdp che è già il perno di Webuild assieme alla Ca’ de Sass.

Per questo gli istituti stanno valutando la possibilità di creare un polo più grosso attraverso un’aggregazione con Pizzarotti, secondo general contractor con 1,3 miliardi di debiti: il patron Paolo Pizzarotti, però, per ora, resiste su un percorso di autonomia.

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